NOVA del 16 novembre
Si può provare la passione per la ricerca tanto intensamente fino a farne un mestiere? E anche in Italia, dove i finanziamenti per la ricerca e per gli stipendi dei ricercatori rimangono sotto la media europea, i ragazzi che aspirano a intraprendere la carriera scientifica trovano luoghi dove si costruisce sapere.Secondo gli ultimi dati disponibili la quota per la ricerca è passata dall'1,07 % del 2000 al 1,04 % del 2002.
La quota comprende la spesa per ricerca e sviluppo sia pubblica che privata (circa metà a testa) e la diminuzione segnalata è dovuta a una diminuzione di entrambe. Negli ultimi tempi sulla stampa sono spesso apparse esplicite manifestazioni di insoddisfazione del mondo accademico per la politica scientifica del governo. In particolare le assunzioni di personale nell'università sono bloccate da due anni e minacciano di rimanerlo ancora a lungo.
Quindi, anche se è prudente aspettare i dati ufficiali, è difficile credere che negli ultimi tempi per la ricerca non ci sia stato un ulteriore peggioramento della situazione. Le diminuzioni di cui sopra possono sembrare non molto significative e qualcuno può pensare che non è il caso di menar scandalo per così poco (questo è forse il senso della domanda). Tuttavia occorre tener conto che colpiscono un settore, quello della ricerca, che è sottofinanziato da troppo tempo; ogni taglio incide nella carne viva. Il blocco delle assunzioni è forse nell'immediato l'aspetto più pericoloso. Esso danneggia direttamente i giovani, che non possono accedere ai posti che meriterebbero e spesso preferiscono restare all'estero. Ma indirettamente danneggia anche l'università e la ricerca italiane che hanno urgente bisogno di svecchiarsi (anche anagraficamente) e rinnovarsi. L'Italia è agli ultimi posti per quanto riguarda la quota di finanziamenti alla ricerca sul PIL di cui si è parlato sopra.
L'Italia è all'ultimo posto per numero di ricercatori sul totale di persone attive, ma si trova all'ultimo posto anche nell'incremento di questo dato negli ultimi cinque anni e, quello che è più inquietante, è l'unico paese con un incremento negativo. L'Italia si trova all'ultimo posto come numero di Dottorati di Ricerca. Si è parlato recentemente di declino industriale dell'Italia. Se è così bisogna parlare a maggior ragione di declino scientifico. L'Italia non ha certo una tradizione scientifica paragonabile alla Germania, Gran Bretagna o Francia, e ancor meno agli USA. Tuttavia ha una storia scientifica invidiabile con punte di assoluta eccellenza. Purtroppo quello a cui abbiamo la sfortuna di assistere in questi anni è il lento e apparentemente inarrestabile declino di questo ruolo sulla scena mondiale. Di fronte alla passiva accettazione di questa deriva è difficile sottrarsi alla raggelante impressione che il ceto politico italiano abbia dato per ormai persa e irrilevante la battaglia della ricerca e della innovazione.
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