Rapporto collaborazione-competizione
Da qualsiasi parte lo si osservi, il mercato oggi attraversa una delle fasi più difficili dal Dopoguerra in poi. In tutti i settori la competizione è diventata fortissima. I fattori sono diversi: la dinamica macroeconomica, la liberalizzazione del mercato europeo, la pressione dei Paesi emergenti (Cina e India su tutti), le ultime resistenze degli ex-monopoli di casa nostra, le politiche di ribasso o contenimento dei prezzi attuate dalle grandi società. In questo quadro, non ci sono molte soluzioni. Forse è meglio prepararsi a uno scenario nuovo per il lungo periodo, in cui le dinamiche prima descritte saranno la normalità. Cambiare l'approccio al mercato diventa un'esigenza centrale per le aziende.
Trovare la strada giusta non è facile. Si tratta di ribaltare anni e anni di concezione del mercato. Da un modello competitivo si deve passare a un modello collaborativo. Il gap culturale ed economico che separa le piccole e medie imprese dalle grandi imprese, infatti, può essere superato soltanto creando una rete di relazioni e rapporti collaborativi, di reciproco sostegno, finalizzati al miglioramento del ciclo produttivo nel suo complesso. D'altra parte, le stesse grandi aziende sono passate da una politica di fusioni e acquisizioni a una politica di alleanze strategiche: piuttosto che comprare e fondere strutture, è molto meglio studiare le possibili sinergie in certi segmenti produttivi, in modo da rendere più efficaci per entrambi il posizionamento sul mercato e l'offerta produttiva.
La strada della collaborazione tra imprese è una strada impegnativa e di non semplice applicazione. In molti casi, però, è anche una strada obbligata. Si pensi soltanto all'accesso a certe gare d'appalto nel settore pubblico. Le opportunità offerte dalla legge sono molteplici, dal consorzio alle società consortili, e di recente il legislatore ha favorito anche la riunione temporanea tra imprese proprio per ottenere gli appalti di forniture pubbliche. Sono tutte occasioni da sfruttare. Le aziende devono favorire lo sviluppo di una visione globale. Cioè tutti gli attori, deposte le armi tipiche della concorrenza interna, devono credere e operare affinché sia il sistema a crescere. Crescendo il sistema, anche l'azienda ottiene i vantaggi derivati da questa crescita. Stare ai margini e mettersi in competizione con altre aziende del sistema rischia di far perdere il treno della competitività. La competitività, infatti, non si misura più in termini di provincia o regione. Si misura in termini di Paese, e ancora di più, di macro-regioni o di mondo intero. La competizione non è più tra impresa italiana e impresa italiana, ma tra sistema Italia e sistema Cina, per esempio. La globalizzazione impone la capacità di guardare al mercato globale in termini di sfide e produttività. Poi lo sbocco del mercato globale potrà essere solo il mercato nazionale o quello europeo, o un altro, ma l'approccio non può che essere quello. La particolarità di operare in quest'ottica è che alla base si è trasformato il modello da competitivo a collaborativo.
Collaborazione significa migliore comunicazione e rapporto più stretto tra fornitori e clienti, condivisione di parte dei processi, per esempio nella fase di verifica delle scorte di magazzino e di nuove ordinazioni, maggiore capacità contrattuale nel confronto di terze parti, dai fornitori ai soggetti istituzionali, capacità di comunicazione e persuasione verso i clienti finali con azioni congiunte, partnership mirate, per la ricerca e l'innovazione oppure nello sviluppo di alcune parti della produzione. I vantaggi sono innumerevoli e possono essere ricondotti quasi in ogni ambito della produzione e del posizionamento sul mercato.
In questa serie di vantaggi derivati da una politica di collaborazione, la Rete può giocare ruoli rilevanti. Dalla realizzazione di marketplace settoriali dove far confluire tutta la domanda e l'offerta di una certa filiera produttiva, alla gestione in comune degli ordini tra cliente e fornitore, Internet è di per sé un mezzo collaborativo che si presta a molteplici impieghi condivisi. Un importante e recente progetto in questo senso è stato messo in atto dalla regione Lombardia, con l'unione delle camere di commercio e la collaborazione del Politecnico. Qualsiasi livello di collaborazione si intenda mettere in atto, sicuramente è necessario cercare il coinvolgimento di attori istituzionali che possano favorirne un esito positivo. Camere di commercio, associazioni d'industriali del settore, enti locali e altre istituzioni hanno tutto l'interesse dal creare un clima collaborativo. Ciò, però, non basta: il passaggio dal modello competitivo a quello collaborativo, infatti, non deve e non può essere un semplice accordo dirigenziale o di proprietà. Il primo passo per una collaborazione di successo è quello di avvicinarsi all'esperienza con una mentalità nuova, aperta e disponibile.
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