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:: Protocolli avanzati di rete - Appunti del 16 Marzo ::
Riassuntone
Dato che il proiettore non andava, Damiani si è lanciato a ruota libera su ogni possibile argomento gli venisse in mente, evitando scrupolosamente quelli che avremmo dovuto fare seguendo le slide. Queste due ore di lezione sono cominciate con un mega riassunto delle puntate precedenti, utile per chiarire alcuni dubbi e integrare qualche concetto. Tutti gli appunti presi in questa prima parte saranno integrati nelle pagine delle lezioni precedenti.
Cenni di IP su livello 2
IP non è stato pensato per essere trasportato nativamente dal livello 2, ed infatti il payload di un frame SDH è appena sufficiente per contenere il suo header. Sappiamo però che grazie ai bit di flag e all'offset specificati nell'intestazione di un pacchetto IP possiamo frammentare quest'ultimo in più sottopacchetti che sarà possibile ricomporre una volta ricevuti. E quindi? Quindi la rete SDH riesce sì a supportare l'invio di pacchetti IP, ma a causa dei pochi byte di payload che gli rimangono dovrà necessariamente frammentarli. Questo è uno dei motivi per cui in genere si preferisce interporre una rete LAN (quindi un livello ethernet
) tra l'IP e l'SDH, cioè un protocollo di rete privata trasportata come livello 2 e non solo a livello 3.
Un altro motivo lo vediamo con un esempio: abbiamo un cliente che ci chiede di tirar su una rete che colleghi più strutture dislocate nel territorio e che allo stesso tempo le interfacci ad una rete pubblica. Che tipo di stratificazione gli proponiamo? IP/SDH/Fisico o IP/Ethernet/SDH/Fisico? Ovviamente è preferibile la seconda soluzione, e non tanto per il problema della frammentazione (che è comunque relativo), ma perché avremmo bisogno per ogni struttura di una scheda di rete SDH, che è un'apparecchiatura ad altissimo costo. Se invece mettiamo di mezzo ethernet potremmo utilizzare semplici router CISCO per ogni periferia (di costo molto più contenuto) ed utilizzare un'unica scheda SDH (o comunque, il minimo possibile) a cui farli interfacciare. Otteniamo così vantaggi sia sui costi che sulla manutenzione, ma richiede un'attenta adattation di ethernet, ovvero una ragionevole gestione tra frame ethernet (header compresi) e tramatura SDH.
Cenni di ADSL
ADSL fa parte della famiglia di protocolli DSL (Dynamic Subscribers Loop'), che utilizzano il mio cavo telefonico anche per il traffico dati. La "A" indica che il protocollo è asimmetrico, ovvero la banda della portante di arrivo è molto maggiore rispetto a quella di uscita (download > upload). Dire che la banda della portante è maggiore significa dire che il suo spettro è più grande, quindi ha un'alta frequenza e dunque maggiore bitrate.
Entrambe le portanti utilizzate dall'ADSL sono molto lontane in frequenza rispetto a quelle della linea telefonica (la forchetta telefonica è salva!), anche se ultimamente l'operatore Alice
sta portando anche le telefonate su IP spostandole su una portante molto più alta. Perché lo fa? Per noi? Ovviamente no, ma solo perché in questo modo risparmia un mucchio di soldi sull'acquisto e la manutenzione delle apparecchiature.
Il problema dell'ADSL è che lavora in continuità metallica, cioè non esiste nessun commutatore ma si limita a utilizzare il cavo metallico unico che va dalla centralina a casa mia, il subscribers loop, appunto). Trasmettere ad alte frequenze comporta infatti maggior dispersione, quindi si può sfruttare solo con cavi molto corti; in genere si parla di circa 300 metri, anche se sono arrivati a trasmettere segnali molto deboli fino a un chilometro e mezzo di distanza (ma se il segnale arriva debole l'ADSL a che serve?).
A seconda della portante sul cavo il mio mux/demus mi può far accedere ai vari DSn (DS1, DS2 o DS3), e quindi a diverse velocità di trasferimento. Il minimo garantito sono i 64kb/s del DS1, mentre il massimo dipende da quanta altra gente sta prendendo banda dal DS a cui sono collegato.
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