Jack Nicholson / Louise Fletcher/ William Redfield / Danny DeVito / Brad Dourif
Sinossi
(estratta dal Morandini) Da un romanzo di Ken Kesey: pregiudicato, trasferito in clinica psichiatrica, smaschera il carattere repressivo e carcerario dell'istituzione. La rivolta dura poco, ma lascia qualche segno.
Trama
Attenzione: di seguito viene rivelata la trama dell'opera
La vicenda semplice ed essenziale si svolge all'interno di un ospedale psichiatrico degli Stati Uniti. Giunge presso il manicomio un giovane di nome Randle P. McMurphy (interpretato da uno splendido Jack Nicholson) che, condannato per reati di violenza, cerca di evitare il carcere spacciandosi per matto. Il suo arrivo comporta importanti cambiamenti volti a far crollare la ferrea disciplina che immobilizza in maniera repressiva la realtà del manicomio.
Con atteggiamento ribelle e spregiudicato McMurphy si prende gioco delle sedute psichiatriche di gruppo, si improvvisa radiocronista di immaginarie partite di baseball, di nascosto riesce ad effettuare una gita in barca con i presunti folli. Più i ricoverati si stringono intorno a lui, più l'istituzione ospedaliera, impersonificata dalla terribile capo infermiera Miss Ratched (Louise Fletcher) aumenta il sistema di repressione disumano……
Note:
Il titolo è altamente simbolico, ma la traduzione italiana limita la comprensione effettiva del significato che esso racchiude. Letteralmente riprende il verso di una filastrocca: "One flew east, one flew west, one flew over the cuckoo's nest". Il termine inglese "cuckoo" indica propriamente il cuculo, ma in senso traslato significa anche "pazzo". Il cuculo non ha un proprio nido ed è solito deporre le uova in nidi diversi per far crescere i propri piccoli. Di conseguenza quest'ultimi sono ospiti che vengono nutriti da uccelli che non sono i loro genitori. Nel film, il nido è rappresentato dal manicomio i cui ospiti sono degli esseri umani tenuti sotto una ferrea disciplina in apparenza terapeutica ma che in realtà nasconde un profondo intento sadico.
Qualcuno volò sul nido del cuculo è un film di Milos Forman, che ha segnato la storia del cinema nella trattazione innovativa di un argomento molto delicato come il disagio relativo agli ospedali psichiatrici.
Uscito nel 1975, il film è tratto dal romanzo omonimo di Ken Kesey, pubblicato nel 1962. L'autore scrisse il libro in seguito ad una profonda esperienza all'interno di un ospedale psichiatrico dove aveva lavorato come operatore.
Il film riesce a trasmettere in maniera efficace l'intento di denuncia verso una società che ammette la presenza di strutture ospedaliere legalizzate nell'esercizio di "metodi di cura" disumani nei confronti dei pazienti, verso cui vige un sentimento razzista alimentato dalla paura del diverso.
La psichiatria è un ambito argomentativo che ha influenzato spesso la storia del cinema. La tecnica cinematografica, infatti, avvalendosi delle immagini è il mezzo migliore per la rappresentazione diretta dei molteplici aspetti della psiche umana. La follia di per sé è un aspetto della natura umana che continua a suscitare interrogativi circa la natura profonda dell'uomo.
La domanda di fondo che il film suscita riguarda l'esistenza di una base certa che funga da parametro nello stabilire la linea di demarcazione che separa il mondo della normalità da quello della follia. Nel film, la pazzia è vista come un "non luogo", come un qualcosa che il protagonista ha dentro di sé e vuole portar fuori, quasi un voler dire "in fondo siamo tutti un po' pazzi".
Ciò che emerge è la relatività del concetto di follia; insomma, siamo sicuri che all'interno del manicomio i veri pazzi siano i pazienti? È evidente che in questo contesto il concetto di normalità risulta spodestato dalla propria autenticità concettuale.