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Scrittura Creativa - Strutturazione
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Scrittura Creativa - Strutturazione

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Introduzione

Questa è la seconda e ultima parte della miniguida di scrittura creativa.
Di seguito amplieremo il concetto lasciato in sospeso nella scorsa lezione, ovvero parleremo della strutturazione del racconto, dove per strutturazione si intende la struttura fondante della narrazione.

I pilatri della narrazione

Gli elementi portanti della narrazione sono quattro:

  • protagonista. Banalmente, è il personaggio che occupa la maggior parte del romanzo. Badate bene, non ho detto quello che svolge la maggior parte delle azioni, un protagonista può anche solo essere evocato per essere tale (come ad esempio in Cuore di Tenebra di Conrad). In senso narrativo, il protagonista è colui che agisce in funzione della realizzazione di un obiettivo. Egli infatti deve essere un elemento desiderante, che vuole qualcosa e che farà di tutto per ottenerla;
  • perché ci sia qualcosa da raccontare in una storia, è necessario un impedimento ai desideri del protagonista, ovvero un antagonista. Questi non deve essere necessariamente un personaggio. Ad esempio in Robinson Crusoe l'antagonista è l'isola, il mondo selvaggio. Un altro esempio di come l'ambiente possa essere l'antagonista sono la fortunata serie di film catastrofici ("Deep Impact", "L'alba del giorno dopo", "Vacanze in India"). Perfino una parte del protagonista può essere l'antagonista: non esiste limite all'inventiva!
  • essenziale per la storia è che tra il protagonista e l'antagonista ci sia di mezzo l'obiettivo, e che quindi esista un conflitto. Senza conflitto non c'è narrazione;
  • ambientazione. E' molto importante, in quanto condiziona comportamento e aspetto dei personaggi e rappresenta un potente strumento per evocare emozioni nel lettore (ambientare una storia d'amore all'inferno è tutta un'altra cosa piuttosto che ambientarla in un salotto);

Questi sono tutti gli ingredienti necessari. Sta a me decidere in che modo crearli e combinarli, se attraverso libere associazioni o una solida costruzione della trama. Un classico esempio di libro pianificato con una trama molto complessa è Mattatoio n°5 di Vonnegut.

Aspetti comuni

In tutte le narrazioni esistono degli aspetti comuni, che possono essere più o meno potenziati a seconda di ciò che voglio scrivere o delle sensazioni che voglio suscitare nel lettore. Questi sono:

  • trama. E' molto enfatizzata nei gialli. L'analisi dei personaggi non è fondamentale, ma la narrazione deve essere serrata in modo da coinvolgere fino al finale. Purtroppo negli ultimi tempi questo aspetto è stato troppo meccanicizzato, dando origine ad opere spesso banali e ripetitive;
  • effetto. E' ciò che provoca una reazione a livello emotivo nel lettore, molto importante nella letteratura horror o nel thriller. Non è qualcosa che passa attraverso l'intelligenza, ma piuttosto attraverso la "pancia". Se nei gialli si vuole scoprire il colpevole basandosi su ragionamenti e logiche di causa-effetto, nel thriller possiamo benissimo conoscere fin da subito l'assassino, dal momento che al lettore interessa solo l'efferatezza dell'omicidio e vedere come se la cava il protagonista. Altri generi che si basano sull'effetto sono la letteratura erotica e quella sentimentale;
  • stile. Esistono degli scrittori per i quali lo stile è già il contenuto del romanzo. La cosa più importante per loro è sperimentare sulla lingua, come ad esempio fa Joyce nel suo L'Ulisse, dove ogni capitolo ha uno stile diverso;
  • personaggi, particolarmente enfatizzati nella narrativa di taglio psicologico;
  • idea. Ogni storia ha consapevolmente o inconsapevolmente un'ideologia, riconoscibile già dalla scelta dei personaggi, ovvero da chi sono i "buoni" e chi i "cattivi". Ci sono però racconti il cui scopo è proprio quello di dimostrare tale ideologia, come nei romanzi filosofici. Unico accorgimento per gli scrittori di questo genere, è di non subordinare mai la narrazione all'idea: il romanzo deve essere laboratorio dell'idea e non suo mezzo di diffusione. Bisogna ragionare sulla propria idea, lavorarci su, sorprendendosene e guardarla dal "di fuori", senza la pretesa di dare sempre le risposte giuste. Spesso è infinitamente meglio porre le domande giuste.

Dopo questa necessaria introduzione, siamo pronti a strutturare la storia.

La tripartizione

Le possibilità di strutturazione in letteratura sono numerose e molto differenti. Proprio per questo, è necessario fissare delle regole generali per avere un solido di partenza, valido per tipi diversi di applicazione. La strutturazione più semplice, dove per semplice non si intende banale, è la tripartizione. Essa è il modo più intuitivo per scandire una storia nel tempo, essendo costituita da un inizio, uno sviluppo e una fine. Questo schema è particolarmente utile non solo perché posso applicarlo a praticamente tutte le strutture narrative, ma anche ai vari livelli di uno stesso romanzo (parti, capitoli o perfino dialoghi).

Prima di analizzare nello specifico le tre parti, vale la pena che vi ripeta un'altra volta il messaggio: questo è un modello, voi non siete obbligati a rispettarlo. In letteratura non siete mai obbligati a fare nulla!

Inizio

L'inizio non è altro che l'introduzione degli elementi principali della storia. Per fissare le idee, facciamo due paragoni. Il primo è quello della cucina, dove per ogni ricetta ho una serie di strumenti e di ingredienti da utilizzare. Nella narrazione gli strumenti sono le varie tecniche di scrittura, mentre gli ingredienti rappresentano i quattro pilastri che abbiamo visto prima. Nella fase iniziale dovrò suddividere per bene i vari ingredienti, e quindi utilizzarli nel modo più funzionale possibile. Un altro paragone potrebbe essere la preparazione di una reazione chimica, nella quale per una buona riuscita dell'esperimento dovrò utilizzare i giusti elementi nelle giuste dosi. Vediamo ora come trattare i vari elementi, cominciando dai personaggi.

A livello pratico i personaggi possono essere presentati in modi diversi, a seconda dell'effetto che voglio provocare. Posso presentarli singolarmente, o a gruppetti (col vantaggio che la caratterizzazione può avvenire anche attraverso il dialogo e non solo attraverso le azioni) o indirettamente attraverso l'evocazione tramite i discorsi degli altri personaggi. E' necessario che essi abbiano una certa sostanza, che siano cioè in grado di interagire (bene) con gli altri personaggi e con l'ambiente circostante. Ovviamente, questo lavoro deve essere fatto ancor meglio per il protagonista.
Altro elemento importantissimo da introdurre nella parte iniziale è l'ambientazione. Va da sé che un romanzo non deve per forza averne una sola, ma è sufficiente illustrare quella iniziale e possbilmente gli elementi comuni delle altre ambientazioni (ad esempio, sono tutti luoghi esotici).
Sicuramente sarà poi da illustrare il conflitto - prima lo si fa e prima comincerà la storia - ed il genere. Quest'ultimo è bene farlo intuire da subito al lettore, così che possa più facilmente decodificare ciò che voglio dirgli. A seconda del genere, infatti, ogni immagine avrà un'aspettativa diversa e provocherà un'emozione differente. Un esempio cinematografico: lo spettatore che vede una donna nuda che fa la doccia in un film di Hitchcock si aspetta una cosa completamente diversa dallo spettatore che guarda un film di Lino Banfi.

Ora, come butto giù le prime parole? ovvero, come creo l' incipit?
Si tratta di un passo fondamentale, dal momento che è dalle prime parole che il lettore si farà un'idea di ciò che gli attende. Bisogna dunque potenziarlo, renderlo molto forte.
Naturalmente esistono diversi tipi di incipit, e li elencherò in ordine decrescente di impatto (dal più forte al più debole):

  • in medias res ("nel mezzo dell'argomento, della storia, dell'azione"), dove il capitolo viene fatto iniziare nel momento più forte della situazione. Questo incipit non spiega necessariamente le cose, anzi meglio se non lo fa, perché stimola molto la curiosità. E' comunque meglio non abusarne;
  • dialogo diretto, che pur essendo meno forte dell'azione implica comunque un medias res, in quanto vi è un dialogo tra non so chi, non so dove, non so perché;
  • racconto indiretto dell'azione;
  • descrizione dell'ambientazione;
  • riflessione iniziale dello scrittore, secondo l'esempio illustre di Edgar Allan Poe o, più recente, di Stephen King.

Sviluppo

E' il conflitto in atto. In generale non è altro che una partita a scacchi tra protagonista e antagonista, dove ora prevale uno ora l'altro.

Fine

La fine corrisponde generalmente con la risoluzione del conflitto, in cui bisogna esaurire tutte le linee narrative senza lasciarne aperta alcuna. Nel caso in cui volessi lasciare intenzionalmente qualcosa in sospeso, dovrò enfatizzarlo o il lettore non capirà cosa volevo dire e - giustamente - si incazzerà. Prestate sempre molta molta attenzione al finale: se è mal riuscito il lettore giudicherà negativamente tutto il resto, a prescindere da quanto gli era piaciuto fino a quel momento.

Un finale aperto ben riuscito può essere molto stimolante, perché permette al lettore di immaginare risoluzioni plausibili - anche contrastanti tra loro - sulla base di propri ragionamenti e sugli indizi che gli ho fornito.

Il finale può essere:

  • circolare, dove qualche elemento presente all'inizio si ripresenta alla fine. E' molto ad effetto, ma bisogna fare attenzione a non renderlo pacchiano. L'elemento che ritorna può essere di qualsiasi tipo, ad esempio una frase, un'intenzione, un'azione. Per migliorare l'effetto dovrò discostarmi quanto più possibile dalla situazione iniziale/finale durante la narrazione, o l'intera struttura non avrebbe senso;
  • lineare, in cui avrò una situazione diversa da quella iniziale, sulla base di quanto avvenuto nella parte centrale del racconto;
  • a sorpresa, cioè un finale che il lettore non sarebbe mai riuscito a prevedere. Bisogna prestare molta attenzione a questo tipo di finale, dal momento che il ribaltamento della situazione non può essere gratuito, ma logico e plausibile atraverso una rilettura in chiave diversa dell'intera storia. C'è quindi da evitare come la peste il cosiddetto deus ex machina, ovvero il far accadere una situazione totalmente imprevista ed imprevedibile, nel complesso non gradita.

Infine, nella stesura del finale mai allungare troppo il brodo! Il racconto va terminato quando la narrazione si è esaurita, senza tirarla inutilmente per le lunghe (anche se in generale è consigliabile scrivere qualcosa in più piuttosto che qualcosa in meno).

Consigli finali

Sulla struttura generale cha abbiamo appena visto, potrete applicare qualsiasi modifica a seconda delle vostre necessità. Fatelo senza preoccuparvi delle conseguenze, bisogna osare! Il consiglio finale che mi sento di darvi è di non metabolizzare a freddo questi principi, dal momento che potrebbero meccanicizzarvi la scrittura ("devo fare così, così e così"). Un ottimo esercizio potrebbe essere individuare questi elementi nei libri che leggete, così da capirne le applicazioni gli stili e gli escamotage. Solo a quel punto potreste cominciare ad utilizzarle tranquillamente e consapevolmente anche voi.

Buona scrittura e buon divertimento!


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