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Lepu Darie: corpus
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Lepu Darie: corpus

 :: Lepu Darie: corpus ::

La torre di Babele

(non può mancare!)

Tutta la terra aveva una sola lingua e usava le stesse parole. E avvenne che, emigrando dall’oriente, gli uomini trovarono una pianura nel paese di Sennaar, vi si stabilirono e si dissero l'un l'altro: «Su, facciamoci dei mattoni, e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro al posto della pietra e il bitume al posto della malta. Poi essi dissero: «Su, costruiamoci una città con una torre, la cui cima arrivi al cielo, e facciamoci un nome, per non esser dispersi sulla superficie di tutta la terra». Ma il Signore discese per vedere la città con la torre che stavano costruendo i figli dell’uomo. E il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio delle loro imprese: nessuno potrà impedire tutto ciò che hanno meditato di fare. Su, discendiamo e confondiamo la loro lingua, cosicché essi non comprendano più la lingua l’uno dell’altro». Il Signore li disperse di là sulla superficie di tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo il suo nome fu detto Babele, perché là il Signore mescolò la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse sulla superficie di tutta la terra.

Predu Babelis

Ate teli igatilve önum lepum solem i drotilve ailee artus. I atasotilvie val, nsem veneve de estoi, omor trutivne planum paisin Sennaris, toin lociin las eritaetivne i ditivne laia: "Fanie nas quadrelis i cosenie lasam föcaa". Quadrel ebeletilvie laia als predaa i pfere als pidre. Del, las ditivne: "Fasonie nas irotom nsem predaa, sema liu intreerie selia, i fanie nas naia inerim, am nas plasia ate telie nak pobollegir savia". Fat Deus nasotilvie am irotom nsem predaa, talim fiöli omie fasotivne, evia. I Deus ditilvie: "Las öna oba sanie i önum lepum solem igaenie; ko initu ialum lasie: naköna irerie irmaevim, valim las favis otalunim. Nasotivne nas, i nsemelaivne nas lepum lasie, am las lepum önie i atrei nak tapevia". Deus pobolletilvie lasam toi locoi plasia ate telie, i las mocaetivne irotom fasovim. Smo kaa, iner lie sativi Babel, kosmo toin lociin Deus mislotilvie lepum ate telie i toi locoi Deus pobolletilvie lasam plasia ate telie.

Padre Nostro

Padre nostro, che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri peccati
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non ci indurre in tentazione
ma liberaci dal male.
Amen
Pater nasie, tal serin
diviirie inerim tie
venirie regetilim tie
teviirie örtum tie fagom
als selin als teliin
Dalie ta naia anciin nasie paum ene die
remetolie ta naia osetom nasie
als nas remetonie lam debomira nasie
i nak menaelie ta nam atanovia
fat enetelie ta nam maloi.
Amen

Ave Maria

Ave Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte.
Amen
Ave Mariu, ime iartaa,
Deus nsem taa.
Ta dialadige rom pannoon
i dialadige pöter isorie tie, Yehoshua.
Dive Mariu, matru Deusis
filisolie ta tom naia osetomira
koin uriin i uriin mötris nasie.
Amen

I Promessi Sposi (incipit)

Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e nuovi seni.

Pometogir Losar

To pira lacie Comie, ko paraelie mesedia, rom döon ratarin nak rotesegoon molum, ate stranfoo i pligalii, nsem iaporaeve i radeteve lasie, venelie, asam mometiin, renirovia, i ialuvia curasim i ideiam flötris, rom iamolin ditia, i amie castia alditia; i loti, tal toin lociin nsentrulie tos döas ribas, parulie plu iensive ölia, kom romarmuvum, ilatevim, i enovim, prim talin lacum mocaevim, i Adda rinitovim, am inerim lacie rialuvie, ndom ribar, nsem palonsaeve lasam noala, assenie aum anortovim i pianaevim lü pligarin norem i noe stranfoon.

Odissea

L'uomo, cantami, dea, l'eroe del lungo viaggio, colui che errò per tanto tempo dopo che distrusse la città di Ilio. Vide molti paesi, conobbe molti uomini, soffrì molti dolori, nell'animo, sul mare, lottando per salvare la vita a sé, il ritorno ai suoi compagni. Desiderava salvarli, e non riuscì; per la loro follia morirono, gli stolti, che divorarono i buoi sacri del Sole: e Iperione li privò del ritorno.

Söm omaa, Deu, onitolie ta, longe iacris staliaa, laa tale nacasaetilvie pra tatee tepaa pom bacarove irotom Iliom. La paisis mates etilvie, omos mates onosaetilvie, fatalis mates patetilvie, almiin, asam mariin, nsem lotaeve am itum lie i retornovum comiteria lie lasatovia. La lasam lasatovim asiraetilvie i nak rigotilvie; smo tininaa lasie, las, stolter, mötetivne, tali asaetivne bosis sacies Sulie: i Iperione tiravaetilvie laia retornovum.

Di questi eventi narraci qualcosa, dea, figlia di Zeus. Tutti gli eroi che scamparono all'abisso di morte, che sfuggirono alla guerra e poi al mare, erano a casa. Solo lui, che bramava il ritorno e la sua donna, una dea tratteneva in una grotta profonda: la ninfa bellissima Calipso, che voleva farlo suo sposo. Ma quando, con lo scorrere del tempo, giunse l'anno in cui gli dei avevano deciso che egli tornasse ad Itaca, anche là, in mezzo alla sua gente, lo attendevano prove durissime.

Söm koo evengoo naia otam resim contovilie ta, Deu, Zeusis fiölu. Staliar atrei tali bismoi mötris seritotivne, tali belloi i pom maria seritotivne, domia sativne. Lam solem, talim retornovum i pannum lie asiraetilvie, Deu gotiin fodopen nsiemaetilvie: cascibise ninfu Calipso, tal lam usotam liu favim öretilvie. Fat adinam, nsem tepaa nsecuraeve, anna, valia Deusi lam Itacia tornovim catafötivne, intrutilvie, po koin lociin, mesia setesis lie, dürbise proar lam setetivne.

Di lui tutti gli dei avevano pietà: Poseidone soltanto serbò un'ira feroce contro il divino Odisseo fino a che non fece ritorno alla sua terra. Ma Poseidone era andato lontano, fra gli Etiopi (ultimi fra gli uomini, sono divisi alle due estremità della terra, là dove il Sole sorge e là dove tramonta), per prendere parte ad un sacrificio di tori e di agnelli; là sedeva, lieto, a banchetto. Gli altri erano riuniti nella dimora di Zeus re dell'Olimpo, e fra di loro il padre degli dei e degli uomini prese a parlare. Ricordava in cuor suo il nobile Egisto, che Oreste, il figlio glorioso di Agamennone, uccise.

Lie, ate Deusi pievum igaetivne: Poseidones sorei iram feriem avvam deusove Odisseom otolotilvie, nfim lam goria lie tornovim. Fat Poseidones lonsala indatilvie, rom Etiopoon (öltren rom omoon, siltogira duoo esitoo gorie salie, koin lociin talin Sulu imavelie i nsemolelie), am sacimötevum taurie i ovippie badialuvia; koin lociin pandore, aiadiin, la sintaetilvie. Atrer domiin Zeusis, regesis Olimpie, rünogi sativne, i rom lain pater deurum i omire artutaevim initotilvie. La cörin lie Egistom barem lemberetilvie, talim Orestes, fiöl osalove Agamennonesis, cupaetilvie.

Pensando a lui, così disse agli immortali: "Ahimé, sempre gli uomini accusano gli dei: dicono che da noi provengono le sventure, mentre è per i loro errori che patiscono e soffrono oltre misura. Ingiustamente Egisto si unì alla sposa legittima del figlio di Atreo e uccise l'Atride al suo ritorno, pur conoscendo la propria sorte. Noi glielo dicemmo, noi gli mandammo Hermes, il messaggero dall'occhio acuto, ad avvisarlo, perché non concupisse la donna, perché non uccidesse Agamennone. Lo vendicherà suo figlio, Oreste, quando sarà cresciuto e della sua patria sentirà il rimpianto: così disse Hermes, ma le sue sagge parole non persuasero il cuore di Egisto: che ora ha pagato, in una volta, tutto".

Nsem laia inaseve, ita namöteveria la ditilvie: "Ahimé, sepem omor deusis adacaenie: las dinie valim nai diagassum veneniem, asadim smo erdri lasie salie, val las fom mensaa epatonie i patenie. Öletala Egistos legale usotia fiölis Atreosis lam ünotilvie, i Atridesim, asadim kom retornove, cupaetilvie, etiam nsem lie filom onosaeve. Nas lia ditetivne, nas lia Hermesim amanaetivne, menanaritam öle cütee, am lam digelevia, am la pannum nak asiraevia, am la Agamennonesim nak cupaevia. Lam, fiöl lie lam inidaerie, asadim la cregi save i lonsalium gorie patris ienseve: ita Hermes ditilvie, fat artur sapier lie cörim Egistie nak conivotivne: talis koin uriin, oltaa solee, atem apadaetilvie.

Gli rispose Atena, la dea dagli occhi azzurri:
"Figlio di Crono, padre di noi tutti, potente fra i potenti, lui ha avuto qual che si merita. Possano morire così tutti coloro che compiono tali azioni. Ma il cuore mi si spezza per il valoroso Odisseo, infelice, che lontano dai suoi soffre da tempo in quell'isola cinta dalle acque, proprio in mezzo all'oceano. È un'isola coperta di boschi, vi abita una dea, la figlia del terribile Atlante che conosce gli abissi del mare e da solo sostiene le colonne lunghissime che tengono divisi terra e cielo. È sua figlia colei che trattiene l'eroe misero, dolente, e con parole tenere e dolci cerca di sedurlo perché si scordi di Itaca. Ma Odisseo si strugge dal desiderio di vedere anche soltanto il fumo che sale dalla sua terra, e vuole morire. E il tuo cuore non si commuove, re dell'Olimpo. Non ti era caro Odisseo quando ti offriva sacrifici presso le navi degli Achei, nella pianura vasta di Troia?Perché, Zeus, lo odi tanto?"

Sibilotlvie lai Atenu, Deu nsem asule ölii:
" Fiöl Cronosis, pater nasia atee, irevome rom irevomeren, la tom valim la esipotolie igaetilvie. Irierne las tali iedee imilorus favinie kaa modaa mötevim. Fat cör ie spesaelie lam smo alorove Odisseose, napandoree, tale lonsala familoi lie desdem tepaa patelie toin isliin ipilaregen aa, propem mesiin oceaniin. Ta, islu aracaege nsem volaa salie, koin isliin Deu abataelie, fiölu Atlantisis teretomei talis bismos marie onosaelie i solei columos talis selim i gorum siltoges ienaenie. Lu, tal staliam patomem i poerem nsiemaelie, fiölu lie salie, i lu nsem artoo tenerii i cremii segirovim lam ircaelie am la Itacie scörovia. Fat Odisseos patelie smo asiruvaa etiam sole fömam valim goroi lie nasölelie evis, i mötevim örelie. I cör tie nak nsemötelie lam, regis Olimposis. Nak care tia Odisseo satilvie, adinam la sacimötevus tia ofilöve apud navirin Acheire, planiin amien Troiie? Smo kaa, Zeus, tatala lam udiaelie?"

Vangelo di Giovanni

Al principio
c'era colui che è "la Parola"
Egli era con Dio;
Egli era Dio.
Egli era al principio con Dio.
Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa.
Senza di lui non ha creato nulla.
Egli era vita
e la vita era luce per gli uomini.
Quella luce risplende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Dio mandò un uomo:
si chiamava Giovanni.
Egli venne come testimone della luce
perché tutti gli uomini,
ascoltandolo,
credessero nella luce.
Non era lui la luce:
Giovanni era un testimone della luce.
La luce vera,
colui che illumina ogni uomo,
stava per venire nel mondo.
Egli era nel mondo,
il mondo è stato fatto per mezzo di lui,
ma il mondo non l'ha riconosciuto.
È venuto nel mondo che è suo
mai suoi non l'hanno accolto.
Alcuni però hanno creduto in lui:
a questi Dio ha fatto un dono:
di diventare figli di Dio.
Non sono diventati figli di Dio per nascita naturale,
per volontà di un uomo:
è Dio che ha dato loro la nuova vita.
Colui che è "la Parola" è diventato un uomo
e ha vissuto in mezzo a noi uomini.
Noi abbiamo contemplato
il suo splendore divino.
È lo splendore
del figlio unico di Dio Padre
pieno di grazia e di verità!
Giovanni aveva dichiarato: "dopo di me viene uno che è più grande di me, perché esisteva già prima di me".\\ Quando vide Gesù gli rese testimonianza dicendo: "È di lui che io parlavo!".
La ricchezza della sua grazia si è riversata su di noi, e noi tutti l'abbiamo ricevuto.
Perché Dio ha dato la sua legge per mezzo di Mosé, ma la sua grazia e la sua verità sono venute a noi per mezzo di Gesù, il Cristo.
Nessuno ha mai visto Dio: il Figlio unico di Dio, quello che è sempre vicino al Padre, ce l'ha fatto conoscere.

Evangelia Ioannesis

Initiin, tal ko "Artu" salie, satilvie.
La nsem Deuse;
La Deus satilvie.
La satilvie initiin nsem Deuse.
Prem laa Deus enie resim airatotilvie,
sie laa nigotam airatotilvie.
La itu satilvie
i itu lus omira sativlie.
Ko lus fosciin sepelaelie
e foscur nak vinutivne lü.
Deus omom amanaetilvie:
lam Ioannisim aissetilvie.
La als temonas lusis venetilvie
am omor ater ,
nsem lam sulatove,
lusia credevia.
La nak lus:
Ioannes lusis temonas satilvie.
Lus ire,
tal enie omom lusitaelie,
teliin venevia satilvie.
La teliin,
teli prem laafagi salie,
fat teli lam nak ronosaetilvie.
La venetilvie teliin lie,
fat omor lie nak lam asseletotivne.
Fat otomo credetivne lia:
koira Deus davum fativne:
fiölis Deusis dienaevim.
Las nak fiöli Deusis dienaetivne smo aturale abanaegaa,
smo örtaa omie:
Deus datilvie laia noe itum.
Tal ko "Artu" salie dienaetilvie omom
i itotilvie rom nain omiin.
Nas otemelotivne
sepelavum lie deusinem.
Val sepelavu salie
fiöli önie Deusis Patris
iartaa i iraa imei!
Iohannes aciaretilvie: "Pom iaa, önu venelie tal plu taipe ie, kaa smo la bea parim iaa satilvie". Adinam la Yehoshuam etetilvie, lia temonasvum datilie, nsem dive: "Smo laa ia artutaetivi!".
Siuresu iartie pamotilvie asam nain, i nas ate lam imalotivne.
Kaa smo Deus legesim Lie prem Mosese datilvie, fat iartu o ira Lie venetilvie nai prem Yehoshuaa, Cristo.
Naköna etilvie Deusim: Fiöl öna, to tal sepem apud Patrin, fatilvie lam nai onosaevim.


Qultura